L'acronimo Pec sta per posta elettronica certificata, ed è una sigla che si trova sempre più spesso in vari settori della Pubblica amministrazione. Molti lavoratori infatti devono avere una Pec per le comunicazioni di lavoro. Esiste una normativa antiriciclaggio Pec che impone ai lavoratori di comunicare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata all'Agenzia delle entrate. Vediamo nello specifico di cosa si tratta.

Entro il 31 ottobre 2014, secondo la normativa antiriciclaggio Pec di cui al DLgs. 231/2007, i professionisti, nonché i revisori legali, sono tenuti a comunicare all’Agenzia delle Entrate il proprio indirizzo di PEC, usando il servizio Entratel o Fisconline, secondo quanto è specificato nel DPR 22 luglio 1998, n. 322 e nel decreto del Ministero delle Finanze 31 luglio 1998.


Cosa c'entra nello specifico la Pec con le norme antiriciclaggio?

Le due cose sono collegate eccome, in quanto con il decreto dell'8 agosto 2014 sono state emanate disposizioni di attuazione che riguardano la rilevazione ai fini fiscali di trasferimenti di denaro da e per l'estero. Ma non solo di denaro, anche di titoli e valori.

Uno dei punti del provvedimento dell'8 agosto 2014 prevede proprio l'obbligo di fornire tutte le informazioni che si riferiscono all'identità dei titolari effettivi e nello specifico a precise operazioni con l'estero.

Le richieste devono infatti pervenire all'Ufficio Centrale per il Contrasto agli Illeciti Finanziari dell'Agenzia Entrate (identificato con l'acronimo U.C.I.F.I.) o dal Reparto Speciale della Guardia di Finanza, proprio con un messaggio di Pec. Anche le risposte dovranno essere inviate tramite Pec.

Se la risposta è valida o meno sarà compito dell'Agenzia delle entrate stabilirlo con una comunicazione PEC. Può accadere anche che alcune risposte non siano accettate dal sistema, in tal caso occorrerà ripresentare di nuovo la documentazione nel raggio di 5 giorni dall'invio del messaggio da parte dell'Agenzia delle entrate.

Non mancano falle in questo sistema. Di fatti non mancano difficoltà nel reperire la precisa identificazione del titolare effettivo, e ciò accade sia nel settore pubblico che in quello privato. Anche se in teoria la normativa antiriciclaggio impone un certo controllo, in pratica questo non riesce ad attuarsi.

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